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Classificazione

La classificazione è un processo chiave per comprendere.

Infatti, su tutti i livelli, personale (delle amicizie, familiare, affetti…), professionale (azienda, mercato, competitor…), semantico…, esistono infinità di categorie parzialmente sovrapposte (ad esempio, un cliente o un collega con cui abbiamo una forte amicizia, può appartenere sia alla categoria del lavoro, sia a quella delle amicizie). L’approfondimento di questa parziale sovrapposizione sarà meglio dettagliato nella sessione teoria dei livelli logici.

Poiché questa parziale sovrapposizione aumenta la complessità di qualsiasi fenomeno vogliamo analizzare, la classificazione è il metodo più semplice per creare un ordine funzionale ad un’analisi.

L’analisi a sua volta può condurre a una decisione, o semplicemente ad una maggiore comprensione del fenomeno che stiamo analizzando. Qualsiasi sia lo scopo dell’analisi (decidere o comprendere) bisognerà capire quanto profonda o superficiale deve essere la classificazione?

Cioè, su che numero di classi dobbiamo ragionare? Infatti, dal numero di classi (categorie, segmenti, cluster… sono tutti sinonimi) sulle quali ragioniamo, dipende lo scopo dell’analisi. Facciamo un esempio: prendiamo una classificazione con 3 classi, 7 classi oppure 15-20 classi.

3 Classi

La classificazione con 3 sole classi (come, ad esempio, la Classificazione ABC) rende molto semplice studiare il fenomeno in analisi, ma il livello di approfondimento dell’analisi sarà piuttosto superficiale. Infatti, la semplificazione di avere solo 3 classi ha il limite di essere molto generale (nello stesso gruppo ci sono individui con caratteristiche abbastanza diverse fra loro), e questo ci porrà dei limiti se la classificazione serve per prendere una decisione complessa.

Questa semplicità andrà invece benissimo se la classificazione serve a fare un’analisi generale (come si usa all’inizio di ogni studio: dal generale al particolare).

7 Classi

Nella classificazione a 7, il raggruppamento è più difficile, ma una volta compiuto lo sforzo, il livello di comprensione del fenomeno che analizziamo diventa più profondo. Inoltre, gli elementi presenti in ciascuna classe saranno abbastanza simili tra loro e invece diversi da quelli delle altre classi. Questo ci consentirà di prendere decisioni più agevolmente (riguardo il comportamento da tenere con ciascuna classe).

15-20 Classi

Nella classificazione a 15-20 o più classi, il processo di classificazione diventa molto complesso. Il risultato è che in ciascuna classe ci saranno elementi sempre più simili fra loro e con differenze più marcate rispetto agli elementi presenti nelle altre classi. Di conseguenza, avremo una capacità di gestione e controllo (riguardo gli elementi che popolano ciascuna classe), molto più elevata.

Inoltre, il grande lavoro di suddivisione ci avrà consentito di comprendere ancora più in profondità aspetti e meccanismi del fenomeno che stiamo studiando attraverso la classificazione.

Esiste quindi un trade off (una necessità di scegliere tra due cose) tra semplicità/superficialità (che comporta una comprensione in “linea di massima” del fenomeno), e complessità/approfondimento (in cui vediamo più in dettaglio le cose, ma perdiamo la visione di insieme).

Per i più meticolosi (come me) un solo consiglio, attenzione ad approfondire troppo l’analisi: più andiamo “dentro”, più rischiamo quella che comunemente viene detta paralisi da analisi (oltre a perdere la visione d’insieme). Le Matrici sono un ottimo strumento, che ci dà il giusto grado di profondità e semplicità.

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